Abitudini
Un momento di… tempo per te
“Devo, devo, devo…”
La vita di Caterina è fitta di incombenze e responsabilità: mai un momento di pausa, mai un momento per sé stessa, uno stress continuo a cui si aggiunge anche un terribile mal di testa. Come fare per aiutare Caterina a ritrovare un po’ di serenità e sollievo dal suo male?
Caterina capitò da me in mezzo a una pacifica mattinata di pioggia che stavo dedicando piacevolmente allo studio. Lei era in affanno, elegantemente stanca di quella stanchezza che certe persone si portano in giro come un’abitudine obbligatoria. Una stanchezza che non era fatta di fatica fisica, ma di presente. “Buongiorno, sono Caterina Misseri. Mi scusi se la disturbo, mi ha dato il suo contatto Carlo Pointer, quello che lei ha seguito l’anno scorso. Mi chiedevo se avesse un momento per me, o magari se posso prendere un appuntamento…”
Parlava in punta di piedi, quasi a non voler disturbare. La feci accomodare subito: “Si figuri, certo che ho un momento per lei, anzi, anche di più! Ma la prego Caterina, diamoci del tu”.
Ed eccola lì, Caterina, con parole sue. “Non ho un vero problema, ma sempre più spesso ho questi mal di testa che mi bloccano, devo perdere almeno un pomeriggio al mese stando a letto o anche di più, e io non ho tempo di star così male. Ho una vita felice, sono sposata con mio marito da 18 anni, lui lavora tantissimo, non ci fa mancare nulla.” Questa frase mi pareva di averla già sentita, chissà perché…
“Nostra figlia si chiama Alice, ha 17 anni ed è proprio brava. A scuola, negli sport… Io la seguo al massimo delle mie possibilità, certe volte mi sento un taxi, perché non me la sento di farle prendere il motorino, mi preoccuperei troppo, preferisco così. Ho un lavoro che mi piace abbastanza, magari potendo avrei fatto altro, ma non mi posso lamentare. Certo, preferirei fare qualche straordinario in meno, ma ormai è così dappertutto, no?”.
Lasciai che continuasse. “Sono anche fortunata perché ho delle amiche, che poi sono le mamme delle amiche di mia figlia, abbiamo una chat su Whatsapp e ci teniamo costantemente in contatto, così sappiamo sempre cosa fanno anche le bambine, non ci sfugge nulla, di nulla. Mio papà purtroppo non c’è più, ma ho ancora la mamma, vive da sola, cerco di farle compagnia, ma non riesco mai a stare con lei quanto vorrei. Ogni volta che la saluto e torno a casa, mi sembra di abbandonarla, ma più di così non riesco. Mi sembra di vivere in un frullatore sempre acceso, mi sono anche regalata un corso per la gestione del tempo e il multitasking e ho capito che dovrei organizzarmi meglio, potrei fare di più ma per non deludere nessuno avrei bisogno di giornate da 48 ore e forse non mi basterebbero. Capisci perché sono così angosciata da questi mal di testa, sono come dei blocchi, non me li posso permettere.”
La guardai negli occhi e con molta calma le chiesi di dirmi che cosa potevo fare per aiutarla. Non sono un esperto di gestione del tempo – e d’altronde lei il corso di multitasking lo seguiva già.
Caterina pensò solo un attimo prima di ammettere che avrebbe voluto un po’ di tempo per sé, un pochino, non tanto, ma che non voleva essere egoista. Non è forse da egoisti volere del tempo per sé? Non è sbagliato?
“Dipende da quali sono i tuoi obiettivi. Quali sono i tuoi obiettivi, Caterina? Ne hai?”
“Certo che li ho! Voglio far funzionare bene la mia famiglia, fare bene il mio lavoro e non deludere nessuno.”
“Ma tu in tutto questo dove sei? Mi hai solo raccontato una lista di incombenze. Non esistono giornate di 48 ore: se volessimo mettere due litri d’acqua in una bottiglia da un litro, l’acqua uscirebbe bagnando tutto. O si cambia contenitore, e tu non lo hai quello da 48 ore, o diminuiamo la quantità di cose da fare.
Non è il tempo che ti manca, ma è lei come persona che manchi nella tua storia.
La tua vita è dedicata agli altri, alla prevenzione e alla risoluzione dei loro problemi, a consigliarli; in sintesi la tua vita non ti vede protagonista. Caterina, sappi che il tempo giusto non ci sarà mai, esiste solo l’adesso È come se tu fossi un’automobile con il cambio automatico e con un navigatore già impostato su una destinazione da qualcun altro. Devi sostituire al cambio automatico quello manuale, devi cominciare a definire qualche destinazione che vuoi raggiungere per te stessa e metterla nel tuo personale navigatore.
Sappia che i pensieri determinano le nostre emozioni e che le emozioni determinano le nostre azioni.
Lei ha solo azioni, ritrovi il piacere di pensare a se stessa, scopra le sue emozioni e sia consapevole di come queste definiscano le sue azioni.
Da questo momento, quando ti viene una idea piacevole, un impulso gratificante, fosse anche solo di mangiare un gelato, non lo rimandare a quando ne avrai il tempo. Agisci, fallo almeno una volta al giorno, impara a coccolarti e a rallentare un po’. Concentrati su quello che stai facendo e su come ti fa stare bene. Il momento presente è il solo tempo in cui ritroverai te stessa. Ti chiedo di fare un esercizio per una settimana.”
Nel dirle questo le consegnai un quadernetto nero: “Ogni sera devi annotare tutto quello che hai fatto nella giornata, partendo dall’ultima cosa per arrivare alla prima: in questo modo non elencherai in maniera automatica e superficiale, ma imparerai anche l’arte della consapevolezza. Per ogni attività segna anche come ti ha fatta stare (annoiata, felice, motivata) e il livello di importanza (molto importante, importante, poco importante, senza importanza), poi quando tornerai da me ne discuteremo assieme.”
Poi aggiunsi: “A proposito, c’è qualcosa che facevi in passato e che ti piaceva, ma che poi non hai più fatto?”
A questa domanda il viso di Caterina, per la prima volta, si illuminò: “Sì certo, nuotare! Da ragazzina ero una promessa, mi piaceva nuotare, facevo le gare ed ero brava, specie nello stile libero. Poi ho smesso, non avevo più… tempo!”
“Sai Caterina, l’attività fisica attiva l’ossitocina, è un ormone endogeno che sollecita emozioni positive che incrementano la soddisfazione di noi stessi. Non ti dico altro. Ti aspetto la prossima settimana con la lista. Un’ultima cosa: hai mai letto Alice nel paese delle meraviglie?”
E la salutai con una frase tratta proprio da quel libro.
Alice: “Per quanto è per sempre?”
Bianconiglio: “A volte solo per un secondo.”
COME È FINITA LA STORIA?
Caterina sta ancora lavorando sui propri comportamenti, si sta riappropriando della dimensione di se stessa e tre sono le cose principali che ha fatto in questo periodo:
- si è iscritta a una piscina dove va tre volte a settimana, due sere feriali ed il sabato mattina. Le ho sconsigliato di utilizzare le pause pranzo per andare a nuotare, infatti farlo avrebbe significato utilizzare i soliti tempi sospesi e questo le avrebbe ancor di più rubato il tempo e peggiorato le cose.
- finalmente, in accordo con il marito, ha comprato lo scooter ad Alice rendendola e ha smesso di fare la taxista, liberando tempo per sé stessa. Quando Alice esce con lo scooter, Caterina un po’ si preoccupa, ma mi ha detto sorridendo “che ne vale la pena”.
- si è cancellata dal gruppo Whatsapp delle mamme, senza che ciò le abbia causato il minimo problema e questo le ha liberato un sacco di energie mentali che Caterina utilizza ora per sé. Quando e se serve, si tiene in contatto con le altre mamme con il telefono, ma capita oramai sempre più raramente.
E il mal di testa?
Nelle visite successive Caterina mi aveva raccontato di quanto gli attacchi del nemico (come li chiamava lei) fossero diminuiti sia in frequenza che in intensità.
Dopo il quarto incontro, a circa tre mesi dalla prima volta che ci siamo visti, non ne ha più parlato.
Questo mi fa presumere che il problema o se ne sia andato o non sia più per lei così fastidioso.