Abitudini

Un momento di…  consapevolezza 

Sulla personalità creativa e solare di Alessandra si allunga l’ombra dell’ipocondria che la spinge a preoccuparsi di qualsiasi sintomo e ad assumere farmaci in eccesso in ogni occasione, creando un circolo vizioso. L’intervento di Gioaladino sarà provvidenziale per regalare a questa giovane artista una nuova speranza. 

Consapevolezza

Conobbi Alessandra ad “Arte Fiera”, un’importante rassegna d’arte contemporanea che si tiene a Bologna. 

 

Amo l’arte in tutte le sue forme, ma non frequento quasi mai le fiere di settore: troppa confusione e troppo mercato per i miei gusti. Quella volta però mi ero lasciato tentare. 

 

Marco, un mio cliente affezionato aveva insistito tanto: “Dai vieni, ti divertirai e vedrai che ti piacerà il modo di dipingere di mia sorella Alessandra, è un po’ fuori dalle righe, proprio come te”. 

 

Lo incontrai al bar della fiera, era vestito come al solito: completo blu, camicia bianca, ma senza la cravatta regimental rossa e bianca d’ordinanza. Lo salutai dicendogli: “Vedo che oggi sei vestito informale!” 

 

Non colse, completamente preso dal suo ruolo di guida e critico d’arte, e sventolando la mappa, mi chiese da dove volevo cominciare. 

 

Marco è alto, tanto alto, e ha una camminata lunga e veloce per cui faticavo a stargli dietro: camminavamo talmente rapidi che percorrendo i vari padiglioni riuscivo a distinguere solo macchie di colore. 

 

All’improvvisò virò di scatto, entrò in uno stand e con il petto gonfio d’orgoglio mi indicò Alessandra. 

 

La osservai incuriosito, il turbante che aveva in testa le conferiva un aspetto vagamente esotico. 

 

Marco le arrivò alle spalle furtivamente e quando fu a pochi centimetri da lei esclamò un “Buh!” che la fece trasalire. Lei si voltò furiosa ma, appena riconosciuto l’autore dell’aggressione, si sciolse in una risata complice: ”Ciao fratellone! Sei sempre il solito cretino, che ci fai qua?” 

 

Marco mi fece l’occhiolino e indicandomi con una mano aperta, le disse: “Questo è Giò, il mio coach! Ha tanto insistito per venire alla fiera che alla fine ho dovuto portarlo con me!” 

 

Un po’ interdetto, mi presentai: “Piacere sono Giò! Complimenti per le sue opere.” 

 

Alessandra sorridendo rispose: “Diamoci del tu! Per quanto riguarda i quadri: non li hai ancora nemmeno visti e già mi fai i complimenti… Questa è pura adulazione, con me non funziona.” 

 

Marco mi prese da parte e mi disse sottovoce: “Dice sempre quello che pensa, questo le ha causato un sacco di guai.”. 

 

Riavvicinatomi ad Alessandra mi scusai e le chiesi di mostrarmi le sue opere. 

 

I suoi quadri mi piacevano davvero: ricchi di colore, materici e vibranti; esprimevano forza, passione e vitalità, ed erano davvero molto grandi. 

 

Non potei trattenermi: “Sei proprio brava, complimenti!” 

 

Lei sorridendo replicò: “Non devo essere brava, devono essere i quadri a farsi notare! Ti va di sederti un attimo?” 

 

Accettai pensando che avremmo parlato delle sue opere. Mi stavo già preparando mentalmente un discorso intelligente e critico, quando lei mi interruppe: “Mi sembra di aver capito che sei un coach, è giusto?” 

 

“Sì, un mental coach” risposi, sorpreso della domanda. “Aiuto i miei clienti a identificare comportamenti e schemi di pensiero non funzionali e fornisco loro strumenti per lavorarci e modificarli”. 

 

“Interessante davvero.” disse lei annuendo “Visto che sei qua, ti posso sfruttare un pochino?” 

 

 “Sì, certo è un piacere, raccontami!” 

 

“Vedi Giò, io sono ipocondriaca. Ogni volta che sento un dolorino mi vedo già preda di un male senza speranza. Però sono anche codarda e quindi, per paura di un’eventuale conferma ai miei sospetti, non faccio mai né controlli né analisi, e questo mi procura uno stato di ansia costante che mi avvolge completamente come una sorta di camicia di forza, togliendo colore e sapore alla mia vita”. 

 

“Strano, non ti presenti come una persona ansiosa, anzi sembri proprio in pace con te stessa e molto equilibrata” obiettai. 

 

Mi sorrise, per la prima volta il suo sorriso era velato di malinconia, e disse: “Quello che hai detto è vero. Mi sento libera dall’ansia e lontana da tutte le mie presunte malattie mortali solo quando sono in mezzo alle tele, ai colori, ai miei quadri… Qui sono sempre sana al 100%, serena, completamente concentrata solo sul mio lavoro, ma fuori da questo perimetro di sicurezza vengo assalita dai pensieri negativi”. 

 

“Quindi, se ho ben capito vorresti liberarti della tua?” le chiesi mentre fissavo l’enorme quadro esposto dietro di lei. Si intitolava “Liberamente”, emblematico. 

 

“No! In questo momento il mio problema non è l’ipocondria, o quanto meno, non è la mia priorità. Ci convivo da talmente tanto tempo che non saprei dire dove finisco io e inizia lei”. 

 

Non ribattei, mi limitai a domandare: Allora cosa vuoi modificare?” 

 

“Tutte queste ansie e questo stress, mi fanno venire dei dolorosi mal di testa: sono persistenti, pervasivi, mi fanno scoppiare la testa… sono talmente forti che spesso mi devo stendere perché ogni piccolo movimento peggiora i dolori. Non ne posso veramente più!”. 

 

“Qualcosa si può fare lavorando sul tuo stile di vita, sull’alimentazione e sul sonno. È questo che mi stai chiedendo?” 

 

Alessandra abbassando la voce rispose quieta, quasi remissiva “Vorrei liberarmi da tutti quei farmaci che prendo per contrastare il mio mal di testa perché so che sono troppi, ma prenderli è l’unico modo per attenuare il dolore. Negli ultimi tempi, perché mi facciano effetto, devo continuamente incrementare le dosi, mi danno addirittura nausea e stanchezza, e riesco a concentrarmi così poco che mi riesce difficile anche dipingere. Vorrei smettere di prendere tutte queste pillole, ma ho paura di farlo perché so già che il male alla testa mi divorerebbe.” 

 

Le chiesi come era cominciato questo travaglio e mi rispose che tutto era nato navigando in Internet. 

 

Mi spiegò che gli ipocondriaci sono specialisti nel reperimento di notizie che avallino le loro ipotetiche malattie e che, cercando in rete, aveva letto un articolo che suggeriva di prendere un analgesico non appena si manifestano i primi sintomi di un attacco di mal di testa. 

 

Cominciò così a prendere pillole a ogni minimo dolorino e, già che c’era, prendeva una dose doppia rispetto a quella prescritta. Da qualche tempo però i piccoli segnali dolorosi si erano intensificati e poiché non capiva più se fossero reali o immaginari, aveva cominciato a prendere pillole anche senza avere alcun sintomo, solo per prevenirli. 

 

Ultimamente lamentava anche dolori allo stomaco, che chiaramente considerava avvisaglie di una brutta malattia, ma che con ogni probabilità erano semplicemente il risultato di tutte quelle pillole prese un po’ a caso. 

 

“Scusa, ma allora i farmaci non te li ha prescritti il medico?!” domandai preoccupato. 

 

“No, no! Internet! Leggo i forum sulle cefalee e i feedback di chi è nella mia situazione, poi scelgo. Anzi, ti dirò, per testare quale sia il farmaco più efficace ne utilizzo svariati che alterno o associo tra loro” rispose Alessandra con decisione. 

 

“Insomma, sei una farmacodipendente, autodidatta per giunta! Ma una bella visita a un Centro Cefalee, no?”. 

 

“No! Assolutamente no! Ho troppa paura di quello che mi potrebbero dire, meglio il fai da te!” 

 

 “Ma guarda che mica ti mangiano! Anzi, ci sono degli specialisti che ti sapranno indicare una terapia su misura per il tuo mal di testa”. 

 

Le spiegai che i mal di testa non sono tutti uguali e che per ogni tipologia di disturbo bisogna identificare il tipo di farmaco più idoneo a trattarlo e il giusto dosaggio per assumerlo. 

 

“C’è una cosa che puoi fare da subito: non prendere più i farmaci senza averne effettivo bisogno, non servono se non hai alcun sintomo. Prendili solo nei tempi e nelle quantità prescritte dal medico, mai a dosi superiori, le linee guida per la cura delle cefalee suggeriscono di intervenire ai primi sintomi e con il dosaggio più basso utile per ottenere una completa e veloce risoluzione del mal di testa.” 

 

Le consegnai uno dei miei famosi quadernetti neri: “Da oggi in poi annota ogni volta che assumi un analgesico: il tipo, l’ora, la dose, il motivo e il livello del dolore che avverti, assegnando un numero da 0 a 4 in base all’intensità del dolore, dove sei e cosa stai facendo… Tutto ciò ti servirà per prendere coscienza del tuo abuso di farmaci e del tuo schema comportamentale. Mi raccomando, riuscirai a centrare il tuo obiettivo solo se lo vorrai, se sarai autodisciplinata, concentrata e non farai eccezioni”. 

 

A queste ultime parole Alessandra mi si buttò al collo sussurrando: “Grazie, davvero!” 

 

Ci alzammo, la galleria era affollata di visitatori che la reclamavamo. 

 

“Ma dove eravate finiti? È un’ora che vi cerco!” 

 

Marco stava venendo verso di me e abbracciandomi sussurrò a bassa voce: “Grazie Giò, sapevo che saresti stato d’aiuto a mia sorella!” 

 

Lo guardai, realizzando finalmente di essere caduto nel suo trappolone: ecco perché aveva tanto insistito per farmi venire in fiera. “Ma figurati! E poi i quadri di Alessandra sono davvero belli, ne è valsa la pena! Dai, andiamo a dare un’occhiata veloce agli altri padiglioni…” dissi mentre consultavo la mappa della fiera.  “Marco? Marco?” 

 

Lo cercai con lo sguardo, ma Marco era già sparito, inghiottito dalla folla. 

COME È FINITA LA STORIA? 

 

Alessandra mantenne la promessa e andò a farsi visitare in un Centro Cefalee dove identificarono il suo mal di testa e impostarono per lei la corretta terapia.

 

Scoprirono anche che le vernici spray che utilizzava per preparare le tele erano una delle cause del suo disturbo.

 

Aveva l’abitudine di lavorare in uno sgabuzzino senza finestre e senza ventilazione, senza nemmeno indossare una mascherina protettiva. Ora prepara le tele all’aperto indossando una mascherina protettiva e la situazione è notevolmente migliorata.

 

Ho rivisto Alessandra altre due volte, stiamo lavorando sulla sua ipocondria e piano piano sta prendendo le distanze anche da quella.

AL LETTORE

 

Il mal di testa è un sintomo che può essere curato in automedicazione con i farmaci corretti e ai dosaggi più appropriati, quando la sintomatologia mensile è poco frequente e non si caratterizza con segni/sintomi campanelli di allarme che necessitano l’attenzione del medico. 

 

Spero ti sia piaciuta la storia di Alessandra. 

 

Un grazie per averla letta.