Abitudini
Un momento di… caffè
Da buon napoletano, Gennaro ama il caffè come un parente stretto, ogni giorno ne beve una quantità esagerata e perciò soffre di un tremendo mal di testa. Un bel vizietto da correggere per il nostro mental coach…
"Prima di cominciare Dottore, ci beviamo un caffè al bar?"
Io bevo poco caffè, non mi piace, ma di fronte al sorriso speranzoso di Gennaro non trovai altra alternativa che accettare; lo avvertii però che sicuramente il caffè non sarebbe stato buono come quello di Napoli, la sua città di origine.
Dopo il caffè e quando Gennaro ebbe terminato un’improvvisata, ma efficace e colorita lezione di “caffè napoletano” alla barista, uscimmo dal locale e, siccome era un tiepido pomeriggio di inizio estate, proposi una passeggiata nel parco di fronte a casa mia. Gennaro accettò con entusiasmo e mi diede una sonora pacca sulla spalla che mi fece ondeggiare.
Quindi cominciò a raccontare e raccontarsi, partendo da quando era bambino (sic!). Aveva avuto una vita ricca, colorata, piena di rocambolesche difficoltà brillantemente superate. Era veramente divertente e simpatico.
Mi raccontò dei suoi matrimoni (plurale!) e del suo lavoro di imprenditore edile; pur con la crisi continuava a lavorare bene offrendo qualità e simpatia.
“I clienti non mi mancano, sono felice anche se mi alzo alle 5 e lavoro fino a tardi. In cantiere ormai mi sostituiscono i miei figli, io mi occupo dell’amministrazione e della ricerca di nuovi clienti” mi disse, sfoderando lo smartphone per mostrarmi - tutto orgoglioso- lo spot televisivo della sua azienda. In verità, era un po’ di dubbio gusto, ma molto divertente.
Gli feci i complimenti e ne approfittai per prendere in mano la situazione, chiedendogli: “In cosa posso aiutarti?”
“Ah già, mi ero quasi dimenticato della ragione per cui sono qua! Il motivo è il caffè. Da quando ho smesso di stare nei cantieri, se non sono in ufficio in mezzo ai numeri, sono in macchina per visitare i clienti e quindi per tenermi su bevo caffè come fosse acqua. E siccome ho cominciato a soffrire di mal di testa, e il mio medico mi ha detto che tutto questo caffè potrebbe esserne la causa, allora io…”
Lo guardai enigmaticamente, poi gli chiesi: “Non ho capito, vuoi liberarti del caffè?”
“Eh no! Del caffè no, ho capito che sono troppo napoletano! Però il mio medico, che poi è mio cognato Nicola, mi ha suggerito di smetter di berlo. Io qualche mese fa, ci ho anche provato a eliminarlo per una settimana, ma ho ripreso perché avevo la sensazione che il male alla testa si fosse intensificato e poi perché avevo sostituito il caffè con sfogliatelle e babà e stavo diventando una palla. Ho bisogno che mi aiuti a bere meno caffè e ad avere meno mal di testa. Sei un mental coach, no? Il mal di testa è dentro la mente, chi meglio di te può aiutarmi?”
Il suo ragionamento in effetti non faceva una piega e, pur consapevole del fatto di mettermi nei guai, non volevo tradire il suo entusiasmo, perciò risposi: “Per quanto riguarda il caffè, che è un’abitudine di comportamento, posso fare qualcosa, ma ti dico da subito che per il mal di testa in sé io non posso fare proprio nulla!”
I suoi mal di testa - mi raccontò - arrivavano senza alcun preavviso “come un’eruzione del Vesuvio”, spingendosi giù per il collo “come lava incandescente” e poi, “come la lava quando si raffredda”, si sedimentavano, bloccandolo completamente, “anche se bevo il caffè”.
”Ma il caffè cosa c’entra col tuo mal di testa?” chiesi curioso a Gennaro.
“Il caffè in un certo senso lo spegne, come l’acqua con il fuoco, ma è solo un effetto temporaneo”.
Ci sedemmo a parlare su una panchina all’ombra di un gigantesco ippocastano: “Quello che mi hai detto ha un fondo di verità: il caffè può alleviare il dolore di un mal di testa acuto, ma assumerne in quantità esagerata o sospenderne il consumo all’improvviso, può fartelo venire.
La caffeina provoca assuefazione, assumerne troppa ti rende prigioniero di un’abitudine di cui non puoi più a fare a meno e trasforma il caffè da un piacere a un gesto automatico”.
Gennaro mi ascoltava con attenzione, così continuai “La caffeina ha dei benefici evidenti: stimola la secrezione gastrica favorendo l’azione digestiva, tonifica e stimola l’apparato cardiaco e non ultimo aiuta a bruciare i grassi, ma può anche avere effetti negativi provocando insonnia, acidità, tachicardia, ipertensione e ansia“.
“Caspita! Tutta questa roba in una tazzina di caffè?!”
“La letteratura scientifica afferma che sino a 4 mg/kg il dosaggio è moderato e quindi puoi aspettarti dei benefici, ma che superando i 10 mg/Kg possono insorgere effetti negativi”.
“Ma quanta caffeina c’è in una tazza di caffè? mi chiese.
“Sei fortunato, recentemente mi sono studiato un po’ questo argomento. Indicativamente un espresso contiene 60 mg di caffeina, il caffè della moka ne contiene circa 85 mg, l’americano ancora di più. La dose giusta di caffeina per un fisico minuto è di circa 300 mg, pressappoco tre tazze di caffè al dì, che possono diventare quattro per un fisico robusto come il tuo”.
“Solo tre caffè? Io li bevo tra le cinque e le nove della mattina solo per svegliarmi!”.
“Quanti ne bevi in un giorno?” domandai. Avevo paura della risposta.
“Mai contati, ma direi non meno di otto”.
“Gennaro, sono davvero troppi! Mangi anche cioccolato?”
Mi rispose che a volte, dopo cena, se ne mangiava una tavoletta intera col pane.
“Suppongo che tu beva anche del tè…” lo incalzai, sorridendo.
Tutto contento mi disse che soprattutto in estate gli piaceva sostituirlo al consumo di acqua.
“Ci credo poi che il tuo mal di testa peggiora costantemente!” esclamai. “Vedi, sia il cioccolato che il tè contengono caffeina…”
“Quindi che devo fare?”
“Beh, la soluzione è solo una! Non devi bere più di quattro caffè al giorno e se lo fai, non devi assolutamente anche mangiare cioccolato o bere tè!”
Gennaro, fingendo di piangere disse: “Giò, così non vale! Speravo in una soluzione meno traumatica!”
Divertito, risposi: “Non dirmi che una persona come te, che ha superato brillantemente tante avversità, non riesce a diminuire il numero di caffè!”
“Sì, certo.” disse lui malinconicamente.
“Ora ti aiuto: prima di tutto devi essere consapevole di ogni tazzina che bevi. Abituati a questo, tieni!”
E gli consegnai, prendendolo dalla mia borsa, il solito taccuino nero che regalo ai miei clienti. “Voglio che da domani tu scriva l’ora in cui prendi ogni tazza di caffè, cosa stavi facendo prima di prenderla, il motivo per cui la prendi, come ti fa sentire, se in quel momento o dopo averlo bevuto accusi mal di testa… Annota anche se bevi tè o se mangi cioccolato e quanto. Fallo per una settimana, alla fine avrai una mappa comportamentale che ti farà prendere consapevolezza tangibile del tuo rapporto con la caffeina. Dopo questa prima settimana, diciamo così “di studio”, comincia la parte pratica: decidi quali sono gli orari in cui puoi fare a meno del caffè ed eliminane due tazze al giorno. La terza settimana eliminane altre due e così via, fino ad arrivare a un massimo di quattro caffè al giorno. Mi raccomando, règolati anche con il tè e il cioccolato. Vedrai che in un mese avrai raggiunto il tuo obiettivo e trarrai giovamento anche per il tuo mal di testa. Alla fine di ogni settimana ci sentiamo, così mi racconti nel dettaglio i tuoi progressi. Tutto chiaro?”
“Chiarissimo!”
E con un’ultima pacca sulla spalla concluse, scoppiando in una fragorosa risata: “Giò, prima di andare, ci facciamo un’altra tazza di caffè?”
COME È FINITA LA STORIA?
La prima settimana Gennaro annotò minuziosamente tutto quanto, come gli avevo suggerito: una media di otto caffè durante i giorni feriali, molti meno nel week end. Inoltre, aveva bevuto un litro e mezzo di tè e aveva mangiato due tavolette di cioccolato.
Dopo il primo mese è riuscito a portare la media dei caffè a quattro, ha abbandonato il tè e mangia una sola tavoletta di cioccolato alla settimana.
Ogni tanto si concede un caffè decaffeinato in aggiunta alle sue quattro tazze di caffè, ma si sente in colpa e sta smettendo anche con quella tazza supplementare.
E il male alla testa?
Lo ha ancora, ma molto meno frequente e meno intenso, quindi più tollerabile.
Mi raccontò che non era più potente “come un’eruzione del Vesuvio”, ma piuttosto come un’onda leggera del mare.